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    Trattamenti non-farmacologici per il controllo del dolore da procedura

    Le strategie biocomportamentali incoraggiano la partecipazione del bambino al trattamento, mobilitando le sue risorse.
    Sono considerate sempre di più una componente indispensabile ed efficace della pratica clinica in età pediatrica. Esistono dei metodi in grado di potenziare le risorse e le difese del paziente, riducendo al minimo il dolore, l’ansia ed il disagio. Si tratta di interventi strategici e finalizzati.

    L’obiettivo è di rendere più divertente, più sopportabile e meno doloroso ciò che prima era spiacevole e problematico. Le tecniche non farmacologiche (tecniche cognitive, comportamentali, fisiche) possono essere applicate, non solo dagli operatori sanitari, ma anche dai genitori, insegnati, volontari, ma sempre e comunque, in una programmazione di équipe, nella quale ha parte attiva anche il bambino.

    Esempi di trattamento non farmacologico sono la distrazione, per esempio il racconto di storie, l’uso di bolle di sapone, l’ascolto di musica, la distrazione visiva, i videogiochi; il rilassamento e respirazione; l’ipnosi e l’imagery, per esempio “partire per un viaggio”, “posto preferito”; il biofeedback.

    Distrazione
    Le tecniche di distrazione si basano sul principio che, per l’individuo medio, è difficile, se non impossibile, concentrare l’attenzione su più di uno o due stimoli sensoriali alla volta. Esistono, infatti, dei limiti nella quantità di stimoli ai quali il soggetto è capace di prestare attenzione in un dato momento; interferenze interne all’organismo (calo di motivazione, stati emozionali subentrati) oppure esterne (altri stimoli rilevanti) producono il cambiamento involontario in un focus attentivo precedentemente stabilito, comunemente definito “distrazione” (Di Nuovo, 1995).L’obiettivo, nel nostro caso, è di distogliere l’attenzione del paziente dalla zona dolorosa per dirigerla su un altro tipo di stimolazione.
    La distrazione non è una strategia passiva orientata a divertire il bambino, ma un mezzo per concentrare l’attenzione su un tipo di oggetto che porta ad una alterazione attiva della percezione sensoriale del dolore.
    La distrazione funziona perché attenua le ritrasmissioni nervose evocate dallo stimolo doloroso oppure perché interrompe la procedura emozionale di sentimenti di dolore, diminuendo l’intensità del disagio.
    I bambini sembrano essere particolarmente dotati nel trovare distrazione, specialmente con l’attività fisica, per soffrire di meno.
    Quelli in età prescolare e quelli più grandi, spesso si inventano o iniziano tecniche di distrazione per sopportare e affrontare meglio il dolore provocato da procedure mediche (es. le punture lombari), i bambini da 3 anni in su, ad esempio, possono trarre beneficio da gesti comuni come stringere il dito di qualcun altro, stringere i pugni o intraprendere una conversazione interessante (Ross e Ross, 1984).

    Rilassamento e respirazione
    Il rilassamento comporta una diminuzione del battito cardiaco, della frequenza respiratoria, una sensazione di leggerezza o pesantezza del corpo, uno stato di benessere fisico e mentale. Tutte caratteristiche che si contrappongono a quelle di una sensazione di ansia elevata.

    Tecniche di rilassamento vengono, per questo motivo, insegnate proprio per fornire al paziente uno strumento idoneo a fronteggiare una situazione altamente ansiogena, che porta spesso ad una perdita di controllo.

    Il rilassamento riduce l’angoscia piuttosto che il dolore e, per questo, non è un sostituto appropriato degli analgesici e di altri trattamenti del dolore.

    Comunque è un meccanismo facile da usare per bambini e adulti.
    La presenza di un genitore, specialmente quella della madre, è utile nel ridurre la preoccupazione collegata al dolore in quasi tutti i gruppi di età. Appena il bambino è in grado di riconoscere i genitori, probabilmente già da lattante, vanno incoraggiati i genitori a stare con il bambino durante le fasi dolorose della malattia, permettendo al genitore stesso di toccare, accarezzare e abbracciare il bambino, quando ciò è clinicamente possibile. Dai primi mesi d’età fino ai 4 anni la compagnia di un genitore durante procedure dolorose, come le punture intra-muscolo o lombari, si è dimostrata utile nel ridurre l’angoscia del bambino (Hallstrom,1968).
    Per i bambini da 2-3 anni in su, fare bolle di sapone è una tecnica molto efficace che rilassa e distrae. La maggior parte di loro è abituata a questo gioco, con cui è possibile insegnar loro a fare dei respiri profondi e soffiar via lentamente tutto ciò che li infastidisce, tutte quelle sensazioni che li feriscono e li spaventano. Tutto questo dovrebbe essere insegnato al bambino prima di un intervento doloroso (Kuttner, 1986). Fare le bolle di sapone permette di insegnare al piccolo una forma di respirazione lenta e ritmica, metodo che attenua la tensione, anche senza le bolle stesse. Durante una procedura dolorosa, in particolare quando è necessario che il bambino stia molto fermo o se è richiesto conservare la sterilità, non è ovviamente possibile questo tipo di gioco che si può invece usare in molte altre occasioni.
    E’ piuttosto semplice insegnare ai bimbi a controllare il proprio respiro, permettendo loro di raggiungere uno stato di rilassamento più o meno profondo, anche se non hanno mai provato a farlo e anche senza l’ausilio delle bolle di sapone.
    E’ opportuno insegnare a respirare più profondamente, ad espellere tutta l’aria contenuta nei polmoni e successivamente inspirarne quanta più possibile.

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