Stefano Capretto > Chi sono

    dott. Stefano Capretto

    Sono uno psicologo e psicoterapeuta iscritto all’albo degli Psicologi dell’Emilia Romagna (qui trovate la mia scheda personale).

    Ho iniziato la mia attività professionale all’interno del reparto di Pediatria e Oncoematologia dell’Ospedale dei bambini di Parma nell’ambito del Progetto Giocamico (http://www.giocamico.it) gestito dalla Coop. Sociale Le Mani Parlanti (http://www.lemaniparlanti.it) di cui sono socio.

    Ho conseguito dopo la laurea presso la Facoltà di psicologia dell’Università degli studi di Parma, l’abilitazione professionale e successivamente la specializzazione in psicoterapia presso la Scuola Bolognese di Psicoterapia Cognitiva-costruttivista (http://www.sbpc.it).

    Ho approfondito con un corso di perfezionamento la psicologia ospedaliera, con un corso post-universitario l’ipnosi clinica e sperimentale e con due master la psicologia dello sport e la programmazione di interventi in ambito psicologico e riabilitativo.

    In ambito ospedaliero ho portato avanti fin dall’inizio della mia attività un progetto di sostegno alle procedure mediche attraverso l’utilizzo di tecniche non-farmacologiche che mi hanno permesso per molti anni di effettuare docenze in ambito universitario e in differenti aziende sanitarie ed ospedaliere.

    Centro di psicoterapia Le Mani Parlanti

    347.8542907

    info@parmapsicologo.it

    Via Ruggero, 3 - Parma

    Chi è lo psicologo?

    Lo psicologo è un professionista che opera per favorire il benessere della persona, dei gruppi, degli organismi sociali e della comunità. E’ formato e preparato per l’ascolto, la valutazione, la diagnosi, l’orientamento e il supporto riguardo a tutti i disagi e i disturbi psicologici. E’ per questo la principale figura di riferimento per tutte le persone che desiderano monitorare e migliorare il proprio benessere psicologico, potendo essere di aiuto nell’ottimizzazione della qualità della vita. Egli può offrire, infatti, il necessario supporto alle normali crisi di crescita, all’adattamento ad eventi particolarmente significativi della vita (ingresso scolastico, adolescenza problematica, matrimonio, gravidanza, separazione, lutti, ecc…) e può intervenire per migliorare le relazioni interpersonali nei diversi contesti in cui le persone si trovano ad agire: l’ambito lavorativo, la scuola, lo sport ed altri.

    Cos'è la psicologia?

    La psicologia è la scienza che si occupa dei processi della mente, del comportamento e delle relazioni umane con lo scopo di promuovere il miglioramento della qualità della vita. La psicologia è un sapere che, data la complessità dell’essere umano, si fonda sui risultati della ricerca scientifica e sui contributi delle discipline antropologiche.

    Chi e' lo psicoterapeuta?

    Lo psicologo che esercita anche l’attività di psicoterapeuta ha una specifica specializzazione di quattro anni dopo la laurea. Lo psicoterapeuta si specializza scegliendo il suo percorso formativo tra diverse scuole che adottano specifici modelli della mente e del suo funzionamento, del comportamento e delle relazioni. La competenza comune che contraddistingue questo percorso di specializzazione permette allo psicoterapeuta di offrire alla persona un percorso di cura per affrontare le diverse forme di sofferenza psicologica, da quella più lieve a quella più grave.

    Qual'e' la differenza tra uno psicologo e un amico?

    Molte persone, pensando ad un colloquio con uno psicologo, immaginano di fare due chiacchiere con un amico con il quale potersi sfogare. A differenza di un amico, lo psicologo è un professionista della salute e, in quanto tale, utilizza strumenti specifici quali la Relazione, il colloquio clinico e i test per individuare le possibili cause di una difficoltà e mettere in atto strategie che favoriscano il cambiamento, intervenendo in qualità di osservatore esterno che non giudica e non dà consigli.

    “Un uomo che teme di soffrire, soffre già di quello che teme.“.

    Montaigne

    Definizione della paura e dell'ansia

    Il Disturbo da Attacchi di Panico (DAP) è uno dei disturbi d’ansia più diffusi (apa, 2013).
    Per comprendere cosa sono gli attacchi di panico è necessario iniziare con la spiegazione della differenza delle due emozioni che ne sono alla base: la paura e l’ansia.
    La paura rappresenta il nucleo centrale di tutti i disturbi d’ansia, in quanto è una risposta automatica di allarme che si presenta quando si è in pericolo.
    La paura ha svolto e continua a svolgere una funzione adattiva per la sopravvivenza umana e, per questo motivo, sarebbe difficile trovare qualcuno che non abbia mai sperimentato paura in una situazione di pericolo o minaccia. La paura allerta e prepara l’organismo a rispondere alle potenziali insidie che può incontrare normalmente nella vita.

    Due esponenti di spicco nel campo, infatti, definiscono la paura come “un primitivo stato di allarme automatico neurofisiologico che coinvolge la valutazione cognitiva di un’imminente minaccia o pericolo alla sicurezza di un individuo” (Clark & Beck, 2010).
    Chi non sperimenta paura si espone a più pericoli e corre maggiori rischi.
    Di conseguenza, non è possibile né auspicabile eliminarla del tutto.
    L’ansia è un complesso sistema di risposta – a livello di pensieri, emozioni, sensazioni fisiche e comportamenti – all’imminente minaccia o pericolo. L’ansia viene attivata quando gli eventi o le circostanze di cui ci preoccupiamo vengono considerati altamente pericolosi, perché percepiti come improvvisi, imprevedibili, incontrollabili o comunque potenzialmente minacciosi. Per semplificare: la paura è la valutazione immediata del pericolo e l’ansia è lo stato emotivo spiacevole che avvertiamo quando la paura è attivata o quando pensiamo a minacce o pericoli futuri.

    Quando l'ansia diventa un problema?

    Come si fa a capire quando l’ansia diventa eccessiva e disfunzionale? Quando è necessario chiedere aiuto e rivolgersi allo psicoterapeuta cognitivo- comportamentale?
    L’ansia diventa anormale quando un individuo presenta una o più di queste caratteristiche (Clark & Beck, 2010):
    1. Pensieri disfunzionali
    Secondo la teoria cognitiva dell’ansia, la paura e l’ansia eccessiva derivano da un’erronea valutazione di pericolo, associato a una o più situazioni, che non risulterebbe confermata da un’osservazione diretta agli occhi della maggior parte delle persone.
    L’attivazione di pensieri esagerati sulla minaccia e gli errori di pensiero associati determinano dunque una marcata ansia e paura (seppur incongruenti, come abbiamo detto, rispetto alla realtà oggettiva della situazione).
    2. Funzionamento compromesso
    La paura e l’ansia interferiscono con l’abilità di una persona a condurre una vita quotidiana produttiva e soddisfa- cente. L’ansia, infatti, compromette in maniera significativa la normale routine della persona, il suo funzionamento lavorativo o scolastico, le attività e le relazioni sociali. Inoltre, inficia a lungo andare anche il tono dell’umore.
    3. Persistenza continua della minaccia e del pericolo
    L’ansia persistente ed eccessiva porta le persone a pensare al futuro in modo catastrofico, anticipando disgrazie, pericoli, minacce. Sono sempre in attesa che avvenga la temuta tragedia.
    Di conseguenza, la persona con ansia clinica può avvertire un aumentato senso di apprensione soggettiva anche solo al pensiero che ci possa essere una potenziale minaccia, senza badare all’eventualità che si realizzi o meno, o che si possa affrontare o meno.
    Infatti, gli individui ansiosi danno per scontato che qualsiasi pensiero sorga per primo nella loro testa sia vero, e quindi non sono in grado di valutare serena- mente e obiettivamente la probabilità che questo evento si possa verificare, tendendo a sovrastimare la possibilità che accada.
    4. Falsi allarmi
    Le persone possono provare una mar- cata paura o ansia eccessiva in assenza di stimoli minacciosi oppure in presenza di una minaccia minima.
    Quindi, le risposte di attacco/fuga, che definiremo meglio nel secondo modulo e che determinano l’attivazione delle reazioni fisiche nell’individuo, si presentano a seguito di segnali (falsi allarmi) che vengono percepiti e interpretati come pericolosi, quando in realtà sono innocui o neutri.
    5. Ipersensibilità agli stimoli
    Nelle persone ansiose geneticamente la paura e l’ansia sono elicitate da un range più ampio di stimoli e/o da situazioni caratterizzate da un’intensità di minaccia relativamente lieve (che sarebbe percepita come innocua dagli individui non ansiosi).

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